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Gestione della gravidanza fisiologica

10 Aprile 2025 ore 18.00

Sensibilizzando tutte le figure sanitarie coinvolte nella gestione della gravidanza dall’ostetrica al ginecologo.

Già nel 2010 nell’accordo stato ragioni è previsto un ruolo importante nella figura ostetrica nella gestione della gravidanza fisiologica. Nel 2017 il comitato percorso nascita nazionale ha prodotto un documento specifico sull’assistenza ostetrica. L’integrazione con il ginecologo è fondamentale in un modello collaborativo con figure lavorano in sinergia secondo competenze complementari.

Non è più indicato fare uno screening universale (in una gravidanza fisiologica) per la batteriuria asintomatica. Né con l’urinocoltura, né con l’esame urine.
No
No

Non è previsto.

Si

Nel documento delle linee guida della gravidanza fisiologica (e nell’aggiornamento dello stesso) non c’è un quesito specifico sulla somministrazione di immunoglobuline anti-D in seguito ad evento a rischio nel primo trimestre. Le società internazionali non forniscono raccomandazioni univoche. In caso di aborto precoce o di perdite ematiche abbondanti è riportato un rischio di alloimmunizzazione pari all’1,5-2%. Per tale motivo alcune raccomandazioni consigliano di praticare immunoprofilassi anche in caso di aborto spontaneo in assenza di RCU e in caso di aborto indotto farmacologicamente. In questi casi è sufficiente una dose minima di Ig anti-D, che va da 250 a 600 UI (50-120 ug).

La nuova raccomandazione si riferisce allo screening universale. Il clinico potrà valutare la necessità di eseguire un’urinocoltura in presenza di specifici fattori di rischio (ad esempio parto pretermine?).
Per precauzione si raccomanda di non avere gravidanze dopo un mese dalla somministrazione del vaccino con virus vivo attenuato. Tuttavia, in letteratura non ci sono evidenze che il vaccino per la rosolia possa causare una sindrome da rosolia congenita.
Può, ovviamente, essere un’indicazione. L’aggiornamento delle linee guida deriva da una revisione della letteratura che si è limitata alla valutazione dello screening della batteriuria asintomatica in una popolazione con gravidanza fisiologica.
Sulla base delle raccomandazioni più recenti non è necessario in gravidanza. Ovviamente la donna dovrà conoscere il suo stato vaccinale per eseguire, nel caso in cui non lo avesse fatto, la vaccinazione in fase preconcezionale o subito dopo la gravidanza
L’urinocoltura (come screening universale per la batteriuria asintomatica) non è più indicata
I folati hanno un ruolo fondamentale nell’eritropoiesi. Quindi, tra i benefici della supplementazione in gravidanza, c’è anche quello di prevenire lo sviluppo di anemia.
La terapia endovena ha indicazione quando non c’è risposta alla terapia orale (che può essere valutata con il dosaggio dell’emoglobina).
Non è indicato lo screening per batteriuria asintomatica né con esame urine né con urinocolura
Come indicato nelle linee guida, lo screening dell’anemia è indicato nel primo trimestre e poi a 28 settimane. Nulla vieta di ripetere l’emocromo se si sospetta un’anemia. Può essere utile nel primo trimestre eseguire il dosaggio della ferritina e screenare bene i fattori di rischio per una sideropenia.
Sì. Lo screening della colonizzazione da streptococco di gruppo B deve essere offerto a tutte le donne in gravidanza, tra 36+0 e 37+6 settimane di gestazione, mediante l’esecuzione di un tampone vaginale e rettale e la coltura su terreno selettivo.
L’aggiornamento delle linee guida sullo screening di queste malattie infettive si è basato sulle possibilità terapeutiche di queste condizioni in gravidanza. Che io sappia non esistono screening neonatali per toxoplasma e rosolia, e non c’è una condotta universale sullo screening per CMV.
No. Verrà trattata l’infezione urinaria al momento della diagnosi di infezione urinaria.
Nelle realtà in cui è attivo un ambulatorio BRO, gestito da personale ostetrico, il ruolo del medico ha una funzione di supervisione clinica e consulenza specialistica. Questo sistema integrato deve garantire il riconoscimento precoce delle condizioni che esulano dalla fisiologia.
La fibrosi cistica può causare infertilità femminile, ma non in modo drastico come negli uomini (25-35% vs 97-98%)
È fondamentale la “valutazione preconcezionale” che andrebbe proposta nelle visite ginecologiche di una donna in età fertile.
La ferritina ha delle criticità, ma nel primo trimestre può avere un’utilità clinica. In base alla nostra esperienza, gli altri marcatori hanno ancora meno evidenze scientifiche a favore del loro uso come strumento di screening dell’anemia in gravidanza.
L’aggiornamento delle linee guida non lo ha previsto. Chiediamoci sempre che benefici avrebbe l’introduzione di uno screening infettivo di qualsiasi tipo. Ho a disposizione uno strumento terapeutico in grado di ridurre il rischio di trasmissione fetale o migliorarne gli esiti? Per il parvovirus non abbiamo strumenti di questo genere.
Dal 2018 non sono stati più registrati casi di rosolia congenita. Dal 2021 l’Italia è stata inclusa nella lista dell’OMS dei Paesi che hanno raggiunto l’eliminazione della trasmissione endemica del virus. Nei migranti latinoamericani presenti in Europa la sieroprevalenza per il Trypanosoma Cruzi è del 4,2%, con la più alta percentuale di infezione (18,1%) registrata tra le persone provenienti dalla Bolivia. L’Italia è tra i Paesi europei con il numero più elevato di donne in gravidanza provenenienti da paesi latino-americani in cui la malattia di Chagas è endemica. La malattia di Chagas congenita è asintomatica alla nascita nel 60-90% dei casi ma, in assenza di trattamento, può cronicizzare, con la possibilità di sviluppare sequele cardiologiche, gastrointestinali e neurologiche nel 20-30% dei casi. Considerando le prevalenze di malattia di Chagas nei Paesi di origine delle donne e il tasso di trasmissione materno-fetale, si è stimata una prevalenza di malattia di Chagas congenita tra i figli delle donne latinoamericane in Italia di 1:1.670. A titolo di confronto, in Italia, la prevalenza alla nascita di fenilchetonuria e fibrosi cistica, per le quali esistono già da decenni programmi di screening neonatali universali, è di 1:4.500 e 1:5.510, rispettivamente.
Certo
Un recente studio italiano ha indagato il tasso di prevalenza dei neonati con infezione congenita da CMV figli di madre già immune all’inizio della gravidanza, ovvero di donne con infezione non primaria (quindi con infezione causata da una riattivazione). Questi neonati rappresentano circa lo 0.19% dei nati (Lilleri D et al. Clin Infect Dis. 2023)
Può essere utile fare un tampone vaginale per la ricerca di lattobacilli con esame a fresco per identificare le donne con scarsità di lattobacilli. L’esame avrebbe un costo veramente irrisorio. Tuttavia, mi aspetto che una donna con infezioni vaginali recidivanti abbia sicuramente una condizione di disbiosi vaginale correggibile solo con la somministrazione di probiotici.
Sì. La gravidanza può rappresentare un contesto favorevole alla recidiva per motivi ormonali, immunologici e microbiologici
Il taglio cesareo è indicato è in caso di infezione primaria con lesioni presenti al momento del parto o nelle sei settimane antecedenti.
In considerazione del contesto epidemiologico italiano si tratta di uno scenario poco probabile
Che sia utile per identificare le donne immunizzate e quelle che necessitano, invece, di essere sottoposte alla vaccinazione
Alla luce delle nuove linee guida, se eseguo un’urinocoltura in una paziente asintomatica, in presenza di uno specifico fattore di rischio, a mio avviso devo trattare le pazienti con urinocoltura positiva.
Dipende dal tipo di infezione.
Si
No, non avendo a disposizione vaccini o trattamenti preventivi efficaci.
Devo identificare il tipo di anticorpo (IgG o IgM? Verso quale antigene?) e valutare il titolo anticorpale. Sulla base di questo posso valutare il rischio di sviluppare anemia fetale e stabilire la frequenza delle valutazioni ecografiche fetali. Fondamentale è la misurazione della Velocità Sistolica di Picco dell’Arteria Cerebrale Media.
Non ci sono indicazioni di questo genere nelle linee guida della gravidanza a basso rischio. Ma in donne a rischio può essere una strategia ragionevole.
Nessuna società scientifica consiglia la perdita di peso in gravidanza, anche con obesità severa. Tutte raccomandano un minimo incremento ponderlae (almeno 5 Kg) nelle pazienti con obesità. Tuttavia, nella pratica clinica è possibile che l’inizio dell’attività fisica e un piano nutrizionale adeguato possa portare ad un peso materno al termine di gravidanza inferiore (anche se di poco) rispetto a quello iniziale. Sulla base dei dati presenti in letteratura, probabilmente, in una donna con obesità svera, in cui viene impostato un piano nutrizionale e di attività fisica adeguato, un incremento ponderale in gravidanza pari a 0, o minimamente in negativo, non comporti un aumento dei rischi per madre e feto, ma al contrario possa migliorarne gli outcome. C’è sicuramente bisogno di ulteriori studi per poter dare una raccomandazione specifica su questo punto.
Non in una gravidanza a basso rischio. Va dosata in pazienti a rischio (chirurgia bariatrica, dieta vegana, celiachia, ecc.)
La risposta prevederebbe un’analisi dei singoli micronutrienti. Provo a riassumere un concetto che è però fondamentale per impostare una corretto approccio. Il deficit di specifici micronutrienti andrebbe valutato sulla base di un’accurata anamnesi. Nessun esame laboratoristico può sostituire una anamnesi accurata volta ad identificare i possibili fattori di rischio. Il ridotto apporto di calcio con la dieta, e la necessità di supplementazione, può essere calcolato indagando le abitudini alimentari della paziente. Il dosaggio plasmatico di calcio è un buon indicatore dell’apporto o delle riserve di calcio dell’organismo (perché il 99% del calcio corporeo si trova nelle ossa).
No. Il dosaggio plasmatico di calcio è un buon indicatore dell’apporto o delle riserve di calcio dell’organismo (perché il 99% del calcio corporeo si trova nelle ossa).

Si

Si considera sicura la continuazione della terapia già iniziata prima della gravidanza (purché la paziente non abbia avuto reazioni sistemiche gravi), mentre non è raccomandato iniziare una nuova terapia durante la gravidanza, per il rischio di reazioni anafilattiche che potrebbero compromettere il benessere fetale
Direi di si.
È accettabile attendere qualche giorno (se clinicamente possibile). Questa risposta non è supportata da linee guida ufficiali e dovrebbe essere valutata caso per caso. Non si deve ritardare la somministrazione di vaccini dopo la terapia corticosteroidea antenatale, ma in assenza di urgenza, un intervallo di almeno 48 ore (meglio 7 giorni) può essere considerato per ottimizzare la risposta immunitaria.
I cut off sono stati selezionati in modo arbitrario sulla base dell’HAPO study e quindi sono tarati per il III trimestre.
Il dosaggio è differente. Secondo le linee guida AIPE è preferibile usare un dosaggio superiore a 100 mg/die perché riduce maggiormente il rischio di preeclampsia rispetto a dosaggi inferiori a 100 mg/die. Ma le prove a sostegno di questa affermazione non sono così chiare.
Non è raccomandato uno screening universale dalle principali linee guida internazionali. Bisogna però tenere a mente l’importanza della funzione tiroidea nelle prime settimane di gravidanza, l’alto tasso di disfunzioni subcliniche misconosciute, l’alto tasso di insufficiente apporto di iodio nella popolazione femminile. Può essere ragionevole, a mio avviso, eseguire lo screening preconcezionale.
In considerazione dei polimorfismi, consigliamo l’uso di un folato attivo (5-MTHF) anche in presenza di valori ottimali di omocisteina. Ottimali sono i valori inferiori a 9 umol/L
Si
Sì. È un capitolo molto ampio che è difficile riassumere in poche righe. Sono donne che necessitano di un a supplementazione di ferro, B12, vitamina D, calcio e altri micronutrienti. Richiedono inoltre screening laboratoristici specifici.
È un argomento molto affascinante, che però ad oggi non prevede un risvolto pratico nella gestione della gravidanza a basso rischio.
Lo screening universale della colestasi non è raccomandato. Quello delle tireopatie è una questione molto dibattuta: non è raccomandato uno screening universale dalle principali società scientifiche, ma i vantaggi della precoce identificazione di un ipotiroidismo in gravidanza sono notevoli. A mio avviso, potrebbe essere ragionevole dosare almeno il TSH nel primo trimestre.

No

No

Non esiste un consenso univoco sulla necessità di interromperla e per quanto tempo. Noi raccomandiamo di interromperla 7 giorni prima.
Eseguirà esami ecografici di riferimento. Al momento ci sono pochi dati presenti in letteratura.

Si

La normativa è presente
Non nella gravidanza a basso rischio
La cervicometria deve essere eseguita rispettando dei criteri ben precisi al fine di ottenere una misurazione affidabile.
Sicuramente
Il dosaggio seriato della beta-hcg è raccomandato in specifiche condizioni cliniche.

Si

Non rientra nelle categorie a rischio secondo le linee guida SIEOG
Sì, a mio avviso è utile almeno fino a 32 settimane.

Premio
Giovanni
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